Samugheo tra storia e leggenda

Numerosi sono i luoghi di Samugheo che ancora oggi sono legati a storie e leggende tramandate dal passato e giunte fino ai giorni nostri.
Storie di personaggi leggendari e creature magiche e tetre che aggiungono un pizzico di mistero al territorio Samughese

Il castello di Medusa

Ridotto ormai a pochi ruderi, il castello di Medusa, antico insediamento militare di forma quadrangolare dalle originarie dimensioni di 120 metri di lunghezza per 40 di larghezza, presenta oggi solo alcuni elementi, tra cui l’ingresso con relativa torretta di guardia. Comunque, vuoi che sia il nome mitologico, vuoi che sia l’impervia collocazione su una rupe calcarea circondata dal Rio Araxisi, certo è che il Castello ha ispirato una serie pressoché infinita di leggende e racconti popolari, che hanno allietato – o terrorizzato – generazioni di samughesi nelle notti d’inverno attorno al camino.

Ancora oggi si racconta che tra i ruderi del castello si aggirino i fantasmi degli antichi proprietari e che le sue mura nascondano preziosi tesori . Tali tesori sarebbero protetti dagli spiriti di coloro che li  custodivano quando ancora erano in vita i quali trasformerebbero i tesori in mucchi di sassi all’avvicinarsi di persone viventi.

Secondo la più nota fra le leggende, Medusa sarebbe stata la figlia del re Forco da cui avrebbe ereditato il trono regnando sulla Sardegna per 28 anni.

.

leggende locali - Castello di medusa

La donna, come capita solo nelle leggende, sarebbe stata non solo di grande bellezza – addirittura la più bella dell’isola – ma anche ricca nonché dotata di poteri ammalianti e di una forza fuori dal comune, della quale dava prova durante lunghe battute di caccia. Un suo amante che abitava un nuraghe nei pressi di Samugheo sarebbe stato oggetto di sortilegio da parte di Medusa per far sì che i suoi cavalli lasciassero le tracce al contrario in modo da disorientare i nemici.

Secondo un’altra versione della storia Medusa sarebbe stata figlia di Thorco (si noti l’assonanza col primo protagonista), signore di Samugheo e del Mandrolisai il quale Thorco, partito con i suoi cavalieri per la crociata alla riconquista del santo Sepolcro, lasciò la moglie Costanza e la figlia Medusa ancora bambina, senza dare notizie di sé per anni. Dopo un lungo tempo i cavalieri tornarono dalla Terra Santa, portando la notizia dell’eroica fine di Thorco, morto in difesa del Santo Sepolcro. La moglie non resse al colpo e morì folle, mentre Medusa ereditò gli onori e gli oneri del padre, bella e buona, le mancava solo un marito. Dopo molti cortesi rifiuti, la donna si innamorò di un principe pellegrino giunto al castello in cerca di soccorso per sé e per i suoi soldati feriti. Una volta guarito il principe dovette sottostare al dovere e ripartì per la guerra, nonostante i disperati tentativi di Medusa per trattenerlo. Al congedo la principessa gli donò un garofano che il giovane si mise in petto e ancora lo portava quando tornò morto sul suo cavallo. Pare che nella valle ancora fioriscano copiosi i garofani selvatici a perenne ricordo dell’infelice storia d’amore.

Stante il nome del protagonista maschile, che ricorre nelle diverse versioni con infime varianti, le leggende potrebbero trovare un riscontro storico nella figura di Orzocco de Zori, giudice d’Arborea, che nel 1075 si vide affidare la fortezza dal papa Gregorio VII. Orzocco, ovviamente, non partecipò ad alcuna crociata sebbene risulti che lo stesso papa Gregorio gli abbia richiesto un particolare impegno per diffondere e radicare il cristianesimo in Sardegna.

D’altra parte gli elementi ricorrenti nelle varianti delle leggende, così come nel mito, sono la norma: in una terza versione Medusa sarebbe stato un uomo che, sconfitto da Atlante, si sarebbe rifugiato nella rupe facendosi costruire un castello per nascondervi i suoi tesori. Abitando la fortezza avrebbe conosciuto una fata, Jana, Maria Cantada o Icantada. La fata trascorreva le sue giornate a tessere il lino su un telaio d’oro massiccio e quando batteva le casse produceva un suono simile al tocco di campana, udibile da lunga distanza. Anche questo Medusa, come l’amante dell’omonima prima versione, quando si recava alla dimora di Maria, ferrava al contrario gli zoccoli del suo cavallo per disorientare i nemici e proteggere il tesoro. Si dice che durante il percorso si fermasse ad abbeverare la cavalcatura in una fonte che ancora oggi è chiamata Sa funtana de su Rei.

Maria Cantada

In località Pappudelei esiste una rocca chiamata Sa conca de Maria Cantada, all’interno della quale si trovava un telaio tutto d’oro massiccio. Maria Cantada era fidanzata con il re Medusa, e quando lo stesso si recava a trovarla nella sua dimora, ferrava il cavallo al contrario in modo da confondere i nemici.

Sa coga

Sa coga è un demone o spirito femminile, che durante il giorno assume le sembianze di una donna mentre durante la notte si trasforma in uno spirito.
La sua caratteristica e quella di nascere sempre dopo altre sei sorelle femmine.
Secondo la tradizione samughese, durante la notte l’anima della donna si separava dal corpo e si recava nell’abitazione della persona invidiata, solitamente puerpere o bimbi non ancora battezzati.

Su Tragacorgios

Anche su tragacorgios è una creatura legata al mondo dell’occulto. Si tratta di uno spirito che durante la notte si aggirava per il paese trascinando la pelle di un animale morto con la testa ancora attaccata producendo un rumore insopportabile terrorizzando gli abitanti. 
Si racconta che su tragagorgios si fermasse davanti all’abitazione, in cui il giorno seguente sarebbe morto qualcuno. 
La notte successiva era la volta de su carru de sa morte che passava a portar via con se l’anima del defunto.
Nei periodi in cui si registravano un numero di decessi più alto del solito, sette sacerdoti celebravano sa missa de s’arretiru per allontanare lo spirito dal paese.

Su Maschinganna

Tutti quanti a Samugheo temevano un diavolo chiamato Maschinganna, che talvolta si manifestava alle persone come un essere a due teste,  altre invece si confondeva tra le bestie dei pastori per terrorizzarli o per prendersi gioco di loro.
Sono diverse le storie che si raccontano di questo diavolo, una in particolare narra di un padre di famiglia con cinque figli che, non avendo di che sfamare i propri pargoli, una notte d’inverno decise di uscire a cercare del cibo. Nei pressi di Nugreo vide un grosso ariete e decise di caricarselo sulle spalle e rientrare verso casa, pensando che con quel bestione avrebbe sfamato la prole per qualche giorno. A pochi passi da casa sua, sopra un muretto vide un altro animale , simile a quello che portava in spalla. L’animale lo salutò e l’uomo gli rispose, senza rendersi conto che la bestia che trasportava era sparita. Su Maschinganna aveva anche il potere di sdoppiarsi..

Sa Silida e sa Cresia

In Sardegna come anche in altre regioni esistono dei luoghi che le persone, talvolta per scaramanzia altre per paura, preferiscono evitare. Tali luoghi sono in genere legati ad eventi incomprensibili o leggende popolari.
Anche a Samugheo ne esiste uno: Sa Silida e sa Cresia.
Sono tante le storie che in paese si raccontano riguardo questo luogo. Una di queste narra di un pastore che portava il gregge a pascolare presso Sa Silida e sa cresia quando l’erba era alta. Un pomeriggio mentre si trovava al pascolo si appisolò sotto un albero e ad un certo punto venne svegliato da un oggetto cadutogli dall’alto sulla testa. Convinto che fosse una lucertola si guardò attorno per cercarla. L’uomo rimase assai stupito nel ritrovare di fianco a se una piccola croce. Visto il luogo in cui si trovava, rimase abbastanza turbato da questo fatto.
Poco tempo dopo fu chiamato a combattere nella prima guerra mondiale dalla quale non fece più ritorno.