Samugheo


Samugheo paese di cerniera
A dominare un orizzonte illimitato e paesaggi mossi da gole e rilievi, rigogliosi di macchia mediterranea come raramente se ne vedono in Sardegna, Samugheo presidia la soglia che divide il Campidano, colonizzato da mille conquistatori, dalle inviolabili Barbagie; la sua funzione storica di custode di quel confine è testimoniata dal Castello di Medusa, un fortilizio di fondazione bizantina oggetto di tante leggende e anche dall’intitolazione della sua chiesa più antica, ormai demolita, dedicata a San Michele, l’arcangelo guerriero guardiano delle porte del paradiso.

 

Le origini

A lungo si è pensato che lo stesso toponimo di Samugheo derivasse dal nome dell’arcangelo – san Migueu in catalano – finché non sono emerse numerose sue attestazioni in documenti antecedenti la conquista catalana: ad avvalorare la tesi derivativa era stato, nella prima metà dell’ottocento, l’estensore delle voci sarde del monumentale Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, ovvero quello stesso Vittorio Angius  che, colpito dall’operosità degli abitanti di Samugheo, vi accreditò non meno di 360 telai, circa uno per famiglia: facile immaginare che, a quell’epoca, il paese risuonasse del battere ritmico delle tessitrici che in tutte le case producevano tessuti destinati non solo alle proprie necessità domestiche ma anche alla vendita.

Samugheo oggi

L’operosità è rimasta tale e Samugheo, così come ha custodito per secoli la porta delle Barbagie, custodisce oggi i saperi tradizionali dell’artigianato tessile sardo. Lo fa con discrezione: nel paese non echeggia più il suono dei telai, la produzione si è evoluta e concentrata, sono sorti laboratori artigianali e piccole fabbriche che hanno sottratto la tessitura all’ambito familiare; oggi, per cogliere le tracce della vocazione manifatturiera degli abitanti camminando per le strade del centro storico, occorre badare ai dettagli e soffermarsi, per esempio, sul murale che riproduce a grande scala un tappeto tradizionale o su qualche misurata insegna affissa a una dignitosa costruzione a due piani, tra i portali e le cornici di trachite rossa che caratterizzano il centro urbano. Che la sobrietà sia d’obbligo lo si vede anche nella dislocazione estremamente periferica del MURATS, prezioso museo che conserva una delle più importanti collezioni al mondo di arte tessile sarda, dal XVIII secolo ai giorni nostri, e che si proietta nel futuro facendosi catalizzatore di nuovi stimoli e laboratorio di tendenze innovative.

Tuttavia non bisogna lasciarsi scoraggiare da tanto riserbo: l’attenzione al particolare è ciò che distingue il viaggiatore dal turista! Perciò coloro che amano farsi sorprendere ameranno Samugheo … e guidarli nel loro viaggio è ciò che questo sito si propone.

Gli edifici di culto

  • Chiesa di San Basilio

    Chiesa campestre intitolata a San Basilio.
    Alla fine del XVI secolo una grave pestilenza colpì Samugheo uccidendo un gran numero di abitanti. Disperati per il protrarsi dell’epidemia i Samughesi invocarono il santo con la promessa di erigere una chiesa in suo onore se la calamità si fosse allontanata dal paese.
    In poco tempo la peste si placò e la promessa fu onorata.

  • Chiesa di San Sebastiano

    Chiesa parrocchiale. In stile gotico-aragonese, con qualche elemento romanico costruita tra il XV e XVI secolo.
    La tradizione narra che la chiesa dovesse sorgere 300m più a ovest ma che ogni mattina il materiale edile depositato nel punto designato per la costruzione venisse ritrovato dove oggi sorge la chiesa. Credendo che a spostare il materiale fosse lo stesso Santo e che quella fosse la sua volontà la chiesa fu costruita in tale punto.

  • Chiesa di S.M. di Abbasassa

    Chiesa campestre risalente al 1480. La chiesa fu costruita sopra un
    Tempio pagano dedicato a Cibele, alla grande Dea Madre frigia, un culto importato dai Romani dalle colonie orientali di cui si ritrovarono resti duranti alcune opere di rifacimento della chiesa nel 1931

  • Chiesa di San Michele

    Tradizione non confermata narra che questa chiesa, oggi rudere, fosse la prima parrocchia del paese e che la denominazione del paese stesso derivi da San Miguel o San Mucheu. Con la costruzione della attuale parrocchia la chiesa fu via via abbandonata cadendo in rovina.

Archeologia e aspetti naturalistici

Che la zona di Samugheo fosse abitata da tempi antichissimi viene testimoniato dai numerosi reperti e siti archeologici presenti nel territorio circostante, molti dei quali risalgono al neolitico.

Numerose sono le domus de janas presenti nel territorio.

Un importante sito archeologico è il Castello Di Medusa risalente all’epoca bizantina.
Costruito a picco su una gola rocciosa circondata da una foltissima vegetazione il castello è interamente scavato nel marmo, di esso è ancora possibile osservare le mura e due torri.
Attorno al castello aleggiano ancora oggi diverse leggende secondo cui il fantasma della regina Medusa sembrerebbe aggirarsi ancora  tra i suoi ruderi che custodirebbero fantomatici tesori.